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Alvarez: 'La vera faccia mia e dell’Inter? La dovete vedere...'

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Messaggio Da Fabietto96 Sab Gen 21, 2012 1:16 pm

Alvarez: 'La vera faccia mia e dell’Inter? La dovete vedere...' Alvarez2_3

L'edizione odierna de 'La Gazzetta dello sport' ha realizzato una bella e lunga intervista con Ricky Alvarez, trequartista dell'Inter che si sta guadagnando la fiducia dei tifosi grazie ai gol e alle buone prestazioni.

Di seguito l'intervista integrale:

Ricardo Alvarez, ci spiega come è passato dalla tribuna all’aver relegato in panchina un certo Sneijder? «Giù le mani da Wes. Ha caratteristiche uniche all’interno della nostra rosa. Il suo recupero sarà l’arma in più di un’Inter che può e deve crescere ancora molto».

Le mani gliele ha «messe addosso» lei. Ranieri ora ha sposato il 4-4-2 e per l’olandese non c’è stato ancora posto. «Ma io e Sneijder possiamo convivere nel 4-4-1-1, ma anche in un rombo che però capisco potrebbe essere sbilanciato. Ho fatto l’interno pure nel Velez. Anche se è vero che preferisco poter partire largo e accentrarmi quando serve».

Quando ha svoltato Alvarez?
«Dopo un periodo molto difficile, le prime sensazioni positive sono arrivate nello spezzone contro la Juve. Ma tutto è girato contro il Cagliari, il 19 novembre. Torno il giorno prima dalla convocazione con l’Argentina e finisco in tribuna. Però nel riscaldamento Sneijder si fa male, quindi gioca Coutinho e io vado in panchina. E tro nel secondo tempo, batto la punizione da cui arriva il primo gol e faccio l’assist per il secondo».

E trasforma i fischi di San Siro in applausi. «Il nostro stadio è speciale, ma quando la gente ti prende di mira è difficile ignorare una certa atmosfera. E viene la paura di sbagliare, quindi ti limiti a fare il compitino. Un passaggio a tagliare la difesa come quello per Milito con il Lecce prima non lo avrei provato».

Il pubblico però sa premiare chi ci mette il cuore. E lei all’inizio sembrava un po’ molle... «In Argentina non ero abituato a fare tanto lavoro in palestra. All’inizio ero imballato e la squadra non girava. E soprattutto non è stato facile adattarmi ai ritmi del vostro calcio. Qui tutte le squadre sono micidiali nelle ripartenze».

Quanto ha pesato Ranieri nella sua crescita? «Tantissimo. Il mister è un grande motivatore e capisce tutto del calcio. Mi ha martellato col concetto che puoi essere bravo, ma se non sei aggressivo non vai da nessuna parte».

E Alvarez dove vuole andare?
«Il più lontano possibile. Non avete ancora visto il vero Ricky. Devo migliorare in tutto. Specialmente nel cambiare passo quando recuperiamo palla e nel calciare di destro».

Sta facendo mea culpa per il gol fallito nel derby? «Non era un’occasione facile
come poteva sembrare dall’esterno. Nocerino è stato bravo a recuperare e io non sono riuscito ad angolare il tiro. Però è vero che se avessi calciato subito di destro...».

Cinque argentini titolari. L’unica nota stonata è Zarate. «Con Mauro ho giocato anche nelle giovanili del Velez. Le sue doti sono fuori discussione. Deve continuare ad allenarsi bene. Purtroppo per lui, quando ha trovato spazio in ottobre e novembre non era ancora la vera Inter. Senza dimenticare che proprio a Mosca e Lilla il suo contributo è stato decisivo».

I detrattori invece dicono che quando aumenta l’intensità, come contro il Milan, lei fatica. Come giudica la sua prestazio ne nel derby?
«Abbiamo impostato una gara particolare. Siamo stati perfetti in fase difensiva, ma inevitabilmente abbiamo avuto meno controllo del gioco rispetto al solito e quindi ho potuto creare poco».

Quanto pesa quella vittoria?
«Credo abbia rappresentato la svolta definitiva nella nostra stagione. I due successi esterni di Champions, a Mosca e Lilla, ci avevano detto che non eravamo poi così male, ma in campionato continuavamo a perderne troppe. Poi è arrivata la striscia di dicembre, però ci rimaneva il tarlo di non avere vinto uno scontro diretto».

Che squadra l’ha impressionata di più in questi mesi? «La Juventus è molto solida e quadrata, ma la rosa dell’Inter in Italia non ce l’ha nessuno».

Quindi per lo scudetto ci siete anche voi? «Questo non voglio dirlo. Dopo quell’inizio l’unica strada è davvero quella di prendere e vincere una partita alla volta».

La prossima può valere il sorpasso alla Lazio. Una squadra che va meglio in trasferta e che come il Milan potrebbe lasciarvi l’arma del contropiede. «Non credo che verranno qui scoprendosi. Dovremo essere bravi noi a capire i momenti della gara».

Lei cosa ha capito dell’Italia?
«Che fa un freddo tremendo! Per il resto, anche grazie a compagni e tifosi, mi sono ambientato in fretta».

Eppure le manca un gol da fuori, sua specialità in Argentina. «Verrà presto. Per ora sono fermo al palo preso in campionato contro il Genoa».
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