Ibra, nuove verità: "Contro Mancini e il tavolo. Invece Dinho..."
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Ibra, nuove verità: "Contro Mancini e il tavolo. Invece Dinho..."
Seconda puntata, delle confessioni di Zlatan Ibrahimovic. Verità che lo svedese racconta a margine della sua autobiografia,ma assolutamente degne di essere inserite nella stessa, soprattutto perchè inerenti ad un passato nemmeno troppo lontano, e poi perchè assolutamente lontane dall'essere banali. Il primo obiettivo dei suoi strali, è Roberto Mancini, colpevole di averla combinata grossa con la famosa conferenza attraverso al quale sancì il suo addio all'Inter: "Il fighetto con i fazzolettini nel taschino della giacca la combinò grossa. Non l'ho capita quella ca.... Mancini era bravo, la squadra gli voleva bene, stavamo crescendo. Perché quelle parole? Così ha perso la fiducia di tutti. L'eliminazione un anno dopo col Manchester? Presi coscienza di un sentimento che stava montando e dissi a Mino: "Andiamo avanti". Avevo bisogno di un'altra sfida, di un nuovo ambiente".
Un trasferimento che lo portò alla rottura totale con i tifosi nerazzurri, avvenuta ben prima del suo passaggio al Milan. Il bacio alla maglia del Barcellona il giorno della presentazione non fu mai perdonato, come racconta nell'intervista esclusiva per la Gazzetta dello Sport: "Quel bacio quasi me lo imposero. Me lo ripetevano tutti: bacia, bacia... Di solito faccio di testa mia, ma ero così emozionato di essere nel grande Barcellona, in quello stadio, che obbedivo a tutto. Sentivo che con l'Inter non avrei vinto la Champions, lì ero certo di raggiungere il grande traguardo. Le ultime parole che mi disse Mou: "E invece la vinceremo noi". Mantenne la promessa. Porto sfiga? Ma no... Quando l'Inter ha trionfato al Bernabeu, sono stato contento, prima di tutto, per Moratti e poi per tanti amici. Quando lasciai il Barcellona, lo dissi anche che i blaugrana avrebbero vinto la Champions successiva, ma si era creata una brutta situazione e, anche a costo di rimetterci, me ne sono andato io".
Un passaggio, quello in rossonero, figlio di un amichevole e di una provocazione di Ronaldinho..."Il Milan venne a giocare al Camp Nou il 25 agosto, il 31 si chiudeva il mercato. Si parlava della trattativa, ma nulla era deciso. Non dimenticherò mai il sorriso di Ronaldinho che si affacciò nel nostro spogliatoio, prima dell'amichevole e disse: "Ciao, Ibra, siamo venuti a prenderti..." Quelli del Barcellona lo guardavano strano. Al Milan sembrava che mi dicessero: "Guidaci, adesso con te ci divertiamo. Adesso ritorniamo a vincere". Mi hanno fatto sentire necessario, importante. Di questo avevo bisogno, dopo Barcellona e Guardiola. Berlusconi mi disse subito che gli ricordavo Van Basten. Dall'Ajax alla videocassetta di Capello, fino al Milan: Van Basten mi ha seguito dappertutto".
Tranne che nel debutto in rossonero. Un incubo assoluto, con quel rigore clamoroso sbagliato a Cesena: "Rientrai in spogliatoio incazzato nero. Spaccai un tavolo nello stanzino dell'antidoping. L'addetto mi disse qualcosa e io risposi: "Buono o fai la fine del tavolo". Ok, potevo risparmiarmelo. Ma non volevo iniziare così. Ancora una volta a caccia di rivincite".
Un trasferimento che lo portò alla rottura totale con i tifosi nerazzurri, avvenuta ben prima del suo passaggio al Milan. Il bacio alla maglia del Barcellona il giorno della presentazione non fu mai perdonato, come racconta nell'intervista esclusiva per la Gazzetta dello Sport: "Quel bacio quasi me lo imposero. Me lo ripetevano tutti: bacia, bacia... Di solito faccio di testa mia, ma ero così emozionato di essere nel grande Barcellona, in quello stadio, che obbedivo a tutto. Sentivo che con l'Inter non avrei vinto la Champions, lì ero certo di raggiungere il grande traguardo. Le ultime parole che mi disse Mou: "E invece la vinceremo noi". Mantenne la promessa. Porto sfiga? Ma no... Quando l'Inter ha trionfato al Bernabeu, sono stato contento, prima di tutto, per Moratti e poi per tanti amici. Quando lasciai il Barcellona, lo dissi anche che i blaugrana avrebbero vinto la Champions successiva, ma si era creata una brutta situazione e, anche a costo di rimetterci, me ne sono andato io".
Un passaggio, quello in rossonero, figlio di un amichevole e di una provocazione di Ronaldinho..."Il Milan venne a giocare al Camp Nou il 25 agosto, il 31 si chiudeva il mercato. Si parlava della trattativa, ma nulla era deciso. Non dimenticherò mai il sorriso di Ronaldinho che si affacciò nel nostro spogliatoio, prima dell'amichevole e disse: "Ciao, Ibra, siamo venuti a prenderti..." Quelli del Barcellona lo guardavano strano. Al Milan sembrava che mi dicessero: "Guidaci, adesso con te ci divertiamo. Adesso ritorniamo a vincere". Mi hanno fatto sentire necessario, importante. Di questo avevo bisogno, dopo Barcellona e Guardiola. Berlusconi mi disse subito che gli ricordavo Van Basten. Dall'Ajax alla videocassetta di Capello, fino al Milan: Van Basten mi ha seguito dappertutto".
Tranne che nel debutto in rossonero. Un incubo assoluto, con quel rigore clamoroso sbagliato a Cesena: "Rientrai in spogliatoio incazzato nero. Spaccai un tavolo nello stanzino dell'antidoping. L'addetto mi disse qualcosa e io risposi: "Buono o fai la fine del tavolo". Ok, potevo risparmiarmelo. Ma non volevo iniziare così. Ancora una volta a caccia di rivincite".
Zanetti capitano- World Player
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Re: Ibra, nuove verità: "Contro Mancini e il tavolo. Invece Dinho..."
Di Ibra posso dire di tutto.... ma non che abbia mentalità vincente e un carattere duro, tipico degli slavi...
Io vorrei una squadra di tutti Mihajlovic e Stankovic....
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Fabio ama l'INTER- Special One
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