Club, psicologia e lavoro Così Gasp si prende l'Inter!

Un buon inizio non fa per forza una buona stagione, ci mancherebbe: però la può indirizzare, altro che. E il riesame postumo di quella passata, a volerlo ben leggere, è inequivocabile: il temporale iniziò a novembre, ma certe nuvole covavano precipitazioni già a luglio e quell'Inter meteoropatica fin dai primi mesi si sarebbe poi portata addosso i segni di certe incertezze per tutto l'anno. L'unica pioggia che Gian Piero Gasperini si è chiamato sulle spalle finora è quella caduta praticamente tutti i giorni sull'Inter nel ritiro di Pinzolo: per il resto, molto pare cambiato rispetto a un anno fa. Questione di approccio, di impostazione dei rapporti caratterizzata in modo deciso ma non rigido, di una filosofia del lavoro precisa, ma anche più malleabile. La stessa duttilità che chiede alla squadra in campo, il tecnico cerca di dimostrarla con un'elasticità nelle decisioni e nei comportamenti che forse gli viene dalla sua esperienza italiana, dunque dalla sua conoscenza - seppur da fuori - della realtà Inter ancor prima di averla toccata con mano. Il tempo dirà, ma par di capire che Gasperini di portarsi sempre dietro l'ombrello fa volentieri a meno: lo tira fuori quando serve.



Lo stress acquisti — Di sicuro può servirgli - dice la storia degli allenatori interisti - trovare un buon feeling con Moratti e la sua non è stata una falsa partenza: del tecnico, il presidente ha apprezzato anzitutto la passione che mette nel lavoro sul campo e il suo modo di trasmetterla, non solo alla squadra. Ne è stato contagiato anche lui e il dialogo presidente-tecnico pare decollato meglio rispetto a quello che Moratti aveva con Benitez, se non altro perché le chiacchierate con lo spagnolo iniziavano o finivano più o meno sempre in un modo - "Presidente, ma quando mi compra i giocatori che mi servono?" - con un'insistenza che nel tempo aveva generato insofferenza reciproca. Gasperini, almeno per ora, non ha mai bussato a rinforzi, tanto meno in pubblico: fa con quello che ha, cerca di valorizzarlo usando anche la fantasia (vedi Sneijder centrocampista) e dimostra di aver capito in fretta che da Moratti è più facile avere senza chiedere che viceversa.

Il messaggio alla squadra — Alla squadra, invece, ha chiesto anzitutto una cosa: "Vi dovete divertire giocando". E ai giocatori il messaggio è suonato un po' diverso rispetto a quello che aveva inaugurato la passata stagione. Più o meno questo, alla faccia di Mourinho: "Ok, avete vinto la Champions, ma con un brutto calcio: quest'anno possiamo arrivare allo stesso traguardo, ma giocando molto meglio". Al netto di altre decisioni (tipo separare il gruppo in tavoli da 8-10 giocatori in sala da pranzo) o abitudini (il primo obbligo, ogni mattina alle 7.30, era salire sulla bilancia per il peso) di Benitez, che ovviamente la squadra aveva digerito malissimo, Gasperini ha scelto altro genere di confronto: più apertura, più colloqui singoli, magari anche più sintesi nelle comunicazioni, come pure nelle riunioni tattiche. Che non sono poche, ma sono per scelta veloci, funzionali.

Il nodo preparazione — Ma il grosso equivoco della scorsa stagione era stata la distonia tecnico-squadra sul tema della preparazione, con annessa pioggia di infortuni che avevano indebolito l'Inter almeno quanto la lamentata assenza di rinforzi. Gasperini si sta fidando dello staff atletico e medico dell'Inter, che gli ha messo a disposizione dati e memoria del recente passato della squadra e sta trovando anche una buona sintonia con i collaboratori che il tecnico ha portato con sé. Le famose sedute "a secco", diventate in fretta della discordia l'anno scorso, sono più ridotte per intensità e durata, soprattutto sono molto più personalizzate, e si lavora di più con il pallone: i muscoli, almeno per il momento, ringraziano.