Carica Moratti: «Fate vedere cos’è l’Inter»

dL’Inter si ribella: alle critiche, allo stato delle cose, alle sconfitte, alle idee di rivoluzioni. Lo Stato Maggiore ieri è stato alla Pinetina: servivano una carezza e una scossa. Massimo Moratti è salito ad Appiano poco prima delle 13, lo hanno seguito il dt Marco Branca e il ds Piero Ausilio. Tre parole d’ordine: tranquillità, memoria e... ribellione. Siete i campioni «State tranquilli e non dimenticate chi siete— ha pressapoco detto Moratti a squadra e Leo —: siete i campioni di tutto ed è ancora tutto in gioco. Ora ripartite come sapete fare, niente drammi». A Moratti non sono piaciute le ipotesi di rifondazione piovute nel dopo-crollo con lo Schalke. «Dimostriamogli ancora una volta cosa siamo capaci di fare» ha poi aggiunto. Ed è lo stesso pensiero di un gruppo pronto a scatenare l’inferno. Leo uomo vero Moratti si è intrattenuto a lungo con la squadra per far scattare la reazione immediata. Niente isterismi, né frustate, né tragedie. Solo un richiamo alla coscienza del proprio essere campioni. «E questo gruppo coi suoi valori — racconta Javier Zanetti — non può essere messo in discussione: due sconfitte non possono cancellare quanto di buono abbiamo fatto.

La visita di Moratti? Ci è sempre vicino. Leo? Lo conosco da 10 anni, è uomo vero, un signore, noi ci fidiamo di lui e viceversa, da quando è arrivato si è vista un’altra Inter: può essere lui la persona giusta per ripartire l’anno prossimo ». Tecnica e compattezza Nelle parole di Moratti, zero riferimenti alla componente tattica perché convinto che ci «penserà» chi di dovere, quindi Leo, difeso da squadra e club. «Se la squadra è compatta con lui - dice Esteban Cambiasso -? Lo siamo tutti: i tifosi ci danno sempre affetto perché capiscono che pochi mesi fa siamo saliti in cima al mondo». Non aspettavano altro Ieri sera, Zanetti ha capitanato la serata «Insieme da campioni», galà benefico legato alla Tazzina del Capitano con tanto di asta il cui ricavato andrà alla Fondazione Pupi. Erano presenti Nagatomo, Milito (che prima aveva partecipato alla serata benefica in centro targata Moreschi), Samuel, Cambiasso, Cordoba, Orlandoni e Roberto Vecchioni. Poi ecco Leo, che arriva alle 21,15 mantenendo il silenzio. «Siamo tutti amareggiati per le sconfitte —

dice Zanetti a Inter Channel — ma questa squadra da 6 anni non fa altro che vincere e qualcuno non aspettava altro che il momento della prima difficoltà per poterci criticare. Il tifoso interista non deve farsi condizionare dalle critiche, capisce quando una squadra ci tiene e credo che alla nostra non si possa rimproverare niente. Comunque, tutte queste critiche non ci toccano: il clima è tranquillo, se lo Schalke ne ha fatti 5 qui perché non possiamo fare altrettanto noi là? E’ dura, ma nel calcio non si sa mai». Scudetto Lo Schalke 04 rimbalza come un incubo. «Ma sarebbe stato peggio perdere 5-2 il ritorno, perché oggi saremmo eliminati—riprende Cambiasso —: abbiamo perso 2 partite importanti ma siamo in corsa per tutto». Insomma, la squadra non ci sta. E Zanetti ribadisce: «Crediamo ancora nello scudetto e torneremo a vincere già da sabato. Bisogna crederci sempre: anche a Moratti ho raccontato quanto è bello essere interista quando dopo il derby tanti milanisti mi insultavano. Quando smetterò di giocare? Quando non mi sentirò più utile e anche se il mio contratto sarà ancora valido. Poi, vorrei un incarico importante in società ». Non è il momento. Ora serve ribellarsi.

Adoro questa squadra e i suoi giocatori e io sto con loro dobbiamo aiutarli ad uscire da quest'incubo e c'è la faremo bisogna solo crederci TUTTI dal primo all'ultimo