TuttoCuchu: "Il gruppo c'è, Forlán è un grande. Il rumore dei nemici..."
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TuttoCuchu: "Il gruppo c'è, Forlán è un grande. Il rumore dei nemici..."
Intervistato da Tuttosport, Esteban Cambiasso fa da eco a capitan Zanetti: l’Inter ha ancora fame e vuole proseguire una striscia di successi lunga sei anni: “Il gruppo ha una grande continuità. Poi abbiamo una società che ha fatto tantissimi sacrifici per arrivare lì dove è. Abbiamo, inoltre, un tecnico che ha fatto benissimo nelle squadre ‘minori’ e vuole dire la sua a grandi livelli”. Esordisce il Cuchu, che risponde così a chi dice che il Milan sia il favorito: “Questo fa parte del ‘fanta’. Io vivo nella realtà e di quello che ha lasciato la scorsa stagione. Tireremo le somme a maggio. Ad agosto si può dire di tutto”. Il gruppo può ancora dare tanto: “C’è una base rappresentata da chi ha vinto tanto e una parte nuova, affamata di vittorie. Sono qui da sette anni, ho visto tanti uomini passare dalla Pinetina, ma l’Inter ha sempre vinto”.
L’addio di Eto’o: “La forza dell’Inter è quella di reagire alle partenze importanti che sono avvenute negli anni per motivi diversi. Samuel se ne è andato, ma ricordo che qualche anno fa se ne andò un certo Patrick Vieira, che segnava meno di Eto’o ma che era comunque importantissimo”. Gli infortuni della scorsa stagione. Di chi è la colpa? “L’esperienza ci insegna che gli infortuni colpiscono solo un reparto. Con Mourinho, ad esempio, io ero costretto a fare il difensore centrale. Il problema è che ci sostituisce un giocatore in una zona del campo, gioca tanto, rischia di farsi male e crea uno squilibrio strutturale. Gli infortuni non devono essere un incubo”. La difesa a tre: “Il lavoro lo fa la squadra e chi gioca. Se prendiamo la difesa a quattro e abbiamo un terzino come Maicon a destra, a sinistra non può esserci un altro uguale a lui. Crea solo squilibrio. So già come andrà a finire: se vinciamo è merito della difesa a tre, se perdiamo è colpa della difesa a tre. Non è questione di moduli, ma di gente che entra in campo e lotta”.
Galliani ha definito il calcio italiano una pizzeria: “Sono questioni che interessano gli amministratori delegati. La realtà però vede le italiane costruirsi con gli scarti delle big d’Europa. Io e Sneijder non avevamo posto a Madrid, Eto’o a Barcellona e lo stesso Ibrahimovic e Ronaldinho. Negli anni novanta i nostri club compravano chiunque. Ora se c’è un’asta tra un’italiana e una straniera per un campione, questi non verrà in Italia. Nonostante ciò noi abbiamo vinto una Champions. Se il mercato non ti permette di compare un top player, ciò non ti impedisce però di fare una buona squadra, che deve basarsi su un gruppo solido”. Diego Forlán, suo grande amico: “Lo conosco dai tempi dell’Independiente. Lui veniva dalle giovanili. Con Gabi Milito siamo rimasti molto legati. All’Inter conosce tutti, perciò è subito entrato in sintonia con l’ambiente. Poi è intelligentissimo ed è un grande professionista”. Come Zanetti: “Non credo ci sarà un altro Zanetti”.
Le pressioni in casa Inter: “Viviamo di pressioni 365 giorni all’anno. Chi non le regge, non può giocare con noi. Se sono in vacanza e incontro un tifoso, questi mi chiede di vincere. I tifosi veri sanno che abbiamo dato tutto e non possono dubitare”. La partita più bella che ricorda con affetto: “Inter-Juventus del novembre 2008. Alle 8 era nata mia figlia e quella sera vincemmo con gol di Muntari”. La delusione: “I mesi di novembre e dicembre del 2010. Ci costarono lo scudetto”. Mourinho parlava di ‘Rumore dei nemici’: “C’è sempre e noi ci conviviamo. Ma anche noi, per gli avversari, siamo dei nemici che fanno rumore”.
L’addio di Eto’o: “La forza dell’Inter è quella di reagire alle partenze importanti che sono avvenute negli anni per motivi diversi. Samuel se ne è andato, ma ricordo che qualche anno fa se ne andò un certo Patrick Vieira, che segnava meno di Eto’o ma che era comunque importantissimo”. Gli infortuni della scorsa stagione. Di chi è la colpa? “L’esperienza ci insegna che gli infortuni colpiscono solo un reparto. Con Mourinho, ad esempio, io ero costretto a fare il difensore centrale. Il problema è che ci sostituisce un giocatore in una zona del campo, gioca tanto, rischia di farsi male e crea uno squilibrio strutturale. Gli infortuni non devono essere un incubo”. La difesa a tre: “Il lavoro lo fa la squadra e chi gioca. Se prendiamo la difesa a quattro e abbiamo un terzino come Maicon a destra, a sinistra non può esserci un altro uguale a lui. Crea solo squilibrio. So già come andrà a finire: se vinciamo è merito della difesa a tre, se perdiamo è colpa della difesa a tre. Non è questione di moduli, ma di gente che entra in campo e lotta”.
Galliani ha definito il calcio italiano una pizzeria: “Sono questioni che interessano gli amministratori delegati. La realtà però vede le italiane costruirsi con gli scarti delle big d’Europa. Io e Sneijder non avevamo posto a Madrid, Eto’o a Barcellona e lo stesso Ibrahimovic e Ronaldinho. Negli anni novanta i nostri club compravano chiunque. Ora se c’è un’asta tra un’italiana e una straniera per un campione, questi non verrà in Italia. Nonostante ciò noi abbiamo vinto una Champions. Se il mercato non ti permette di compare un top player, ciò non ti impedisce però di fare una buona squadra, che deve basarsi su un gruppo solido”. Diego Forlán, suo grande amico: “Lo conosco dai tempi dell’Independiente. Lui veniva dalle giovanili. Con Gabi Milito siamo rimasti molto legati. All’Inter conosce tutti, perciò è subito entrato in sintonia con l’ambiente. Poi è intelligentissimo ed è un grande professionista”. Come Zanetti: “Non credo ci sarà un altro Zanetti”.
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Zanetti capitano- World Player
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