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Il personaggio: Le leggende del Loco e il 3-3-1-3 con il cuoco!

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Il personaggio: Le leggende del Loco e il 3-3-1-3 con il cuoco! Empty Il personaggio: Le leggende del Loco e il 3-3-1-3 con il cuoco!

Messaggio Da ModCuoreInter Mar Giu 14, 2011 6:19 am

In Sudamerica Bielsa è un mito e il guru del calcio d’attacco, Lo chiamano matto e su di lui se ne raccontano di tutti i colori.

Come tutti i personaggi che non rilasciano interviste, Marcelo Bielsa ha implicitamente - forse deliberatamente - consentito nel tempo che una quantità di leggende gli venisse cucita addosso.

La più divertente, basata su una sacchiana condanna a pensare calcio ventiquattr’ore su ventiquattro, racconta che il tecnico di Rosario (sia detto en passant, la stessa città di Messi) custodisca un campo di calcio di misura regolamentare nella sua casa di campagna, e che un’idea geniale sopraggiunta nella notte, figlia magari di una cattiva digestione, non di rado lo porti a convocare moglie, giardiniere, cuoco e vicini per disporli con pazienza (loro, prima che sua) sul terreno di gioco a studiare le implicazioni tattiche di quel presepe vivente. Forse la storia èun po’ troppo letteraria per essere vera, ma rende alla perfezione la figura di Bielsa, che in Argentina hanno ribattezzato loco - matto - in ossequio a un codice di comportamento assolutamente originale.

Gioco e risultati Segnalata la natura molto particolare del soggetto, la seconda cosa da precisare è la sua qualità professionale. Marcelo Bielsa è un allenatore grandissimo, almeno nel suo mondo, perché ottiene risultati (tre campionati argentini fra Newell’s e Velez, il titolo olimpico 2004 con l’Albiceleste, la qualificazione e il brillante Mondiale 2010 col piccolo Cile) sull’onda di un calcio straordinario che fa innamorare il pubblico e prima ancora i giocatori: Zanetti e Cambiasso, per restare all’Inter, ne parlano come di un guru.

A questo punto gioverà ricordare che il fenomenale Pep Guardiola considera Bielsa il suo ispiratore tattico quasi alla pari di Cruijff. Il modulo sul quale lavora il tecnico argentino è il 3-3-1-3. Ultraoffensivo, ça va sans dire. Flop 2002 Il buco nero nella carriera di Bielsa (perché ovviamente c’è, altrimenti non si capirebbe come mai a quasi 56 anni non abbia ancora sfondato in Europa) è il Mondiale 2002: tra le principali favorite, la sua Argentina gli si sgonfiò in mano, incapace di passare la fase a gironi causa infortuni, equivoci - Crespo o Batistuta? - ed errori che in un torneo breve pesano enormemente. Malgrado il terribile flop Bielsa venne confermato, anche grazie all’appoggio dello spogliatoio, due anni dopo vinse l’Olimpiade, ma al momento di programmare la rivincita del Mondiale 2006 diede a sorpresa le dimissioni: decisione mai spiegata, ma in linea col personaggio, e chissà se e come funzionerebbe in Italia un tipo del genere. Lo scorso inverno, malgrado un intero Paese lo supplicasse di rimanere, Bielsa ha lasciato il Cile perché non si prendeva col nuovo presidente federale.

Particolare istruttivo: esaurita l’ultima conferenza stampa l’ormai ex c.t. ha lasciato il centro sportivo di Juan Pinto Duran, la Coverciano cilena, per passare la notte all’Holiday Inn dell’aeroporto e da lì, il giorno dopo, partire per Buenos Aires. A un giornalista che gli chiedeva perché non dormisse nell’appartamento del centro che aveva occupato per tre anni, Bielsa ha risposto «perché dopo le dimissioni non mi compete più». L’icona cilena Miscelate con i risultati e il gran gioco, quest’onestà adamantina, l’eccezionale rigore sul lavoro e una serietà che è anche figlia della timidezza - nelle conferenze alza raramente lo sguardo dal microfono - hanno trasformato Marcelo in un’icona. Al Mondiale 2010 i giornalisti argentini dileggiavano Maradona, oggettivamente poco scientifico nell’organizzazione degli allenamenti («voi due di là, voi altri di qua, io faccio l’arbitro»), raccontando dei 26 modi di eseguire una rimessa laterale che Bielsa aveva fatto memorizzare ai cileni.

I colleghi di Santiago, invece, molto si divertivano nel sottolineare la presenza in Sudafrica di Michelle Bachelet, che da poco aveva concluso il suo mandato di presidente del Cile e, assieme alla figlia, si era concessa una vacanza a tifare per la Roja. Il divertimento era connesso a una vox populi che voleva la Bachelet molto affascinata dall’austeromagalante c.t.; una leggenda pure questa, quasi certamente. Quasi.


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