VIAGGIO IN GIAPPONE CON NAGATOMO!

Niente umeboshi. Le mitiche prugne salate grazie alle quali corre come una pallina da flipper e recupera in un amen sono rimaste a Milano. Yu- to Nagatomo è stanco e non ap- pena tocca il sedile del Francoforte-Osaka si addormenta. Il suo non è un volo qualunque: torna a casa dopo tre mesi. Nel frattempo è diventato campione d’Asia con la nazionale di Zaccheroni, passato all’Inter ed entrato nella storia come primo difensore giapponese a segnare in Serie A. Ma lui ora ha in testa solo di riabbracciare mamma Mie e la sua terra scossa dal terremoto, presa a schiaffi dallo tsunami e ancora in scacco causa incubo nucleare. Giusto ieri la Tepco, azienda che gestisce l’impianto di Fukushima, ha precisato che l’onda assassina era alta 14 metri.
Incontriamo Yuto a Malpensa. Il suo italiano zoppica («Lo studiavo a Cesena, ora ho smesso ed è un casino...») e non capisce al pri- mo colpo che lo scorteremo fino a casa. Scarpe da tennis, panta- loni verde militare a cavallo bas- so, camicia, gilet e sciarpa civet- tuola, tutto in lino. Giacca scura firmata e bagaglio minimal. Sul Milano-Francoforte guarda una candid camera in salsa giappo, nello scalo tedesco si butta su un piatto di riso e verdure. La cu- cina per Yuto è una fissazione, quasi come il bagno bollente. Goro Kavvano, il collaboratore del suo agente Roberto Tokuda, racconta di essere diventato matto per trovare un appartamento con una vasca abbastanza grande per l’immancabile «sauna» del ragazzo. Uno che si è innamorato della pasta al punto di ignorare le golosità giapponesi che gli portavano gli amici. Nagatomo ci racconta del dramma in modo essenziale. «Il Giappone è scon- volto. Le cose sembrano miglio- rare ma questa catastrofe ha la- sciato migliaia di morti e di persone senza casa. Allenarmi e gio- care non è stato facile. Non tor- no a Osaka da tre mesi». Ora fa- rà un pieno di affetti. Sabato si metterà a disposizione di Zac per l’amichevole benefica di martedì 29 tra Giappone e stelle della J-League. «Una partita che va oltre il calcio», fa Yuto. Nel- l’attesa, appena sbarcato dopo un’odissea con lunga sosta a Seul, si è precipitato a Sakai per mettere all’asta una maglia del- l’Inter numero 55 autografata da tutta la rosa. Una sua idea, a cui hanno aderito i compagni.
Mamma roccia È al Righa Royal Hotel che avviene l’abbraccio con mamma Mie. Donna giova- nile, malgrado si sia fatta in tre per crescere da sola i figli. Naga- tomo ogni tanto sente ancora il padre che è rimasto a Saijò, il pa- ese del sud dove l’interista è na- to 24 anni fa, prima di trasferirsi con la madre a Ehime. Ma la fi- gura forte è questa donna con cui i tre ragazzi non
hanno quasi mai condiviso un pa-
sto, perché sempre fuori a organiz-
zare eventi. Il loro abbrac-
cio è molto pu- dico, in una sa- letta dell’hotel. Avranno tempo di raccontarsi tutto. Ora lei si limita a essere cordiale e a scherzare su uno zainetto rosso- nero: «Milan, buu...». Prima o poi verrà in Italia, magari assie- me alla fidanzata di cui Yuto non vuole rivelare il nome.
Emozione e pressioni Lui è stra- volto. Da quando si è svegliato a metà del volo intercontinenta- le, è salita l’emozione per un ri- torno a casa che lo ha visto me- ta di una processione di caccia- tori di autografi, con annesso fe- stival dell’inchino per ringra- ziarlo. In aereo non ha mangia- to quasi nulla, poi è stato in- ghiottito dai media locali e pre- levato da un amico. Sensazioni strane, per il brutto anatroccolo che a 18 anni vedeva i compa- gni del liceo ricevere proposte per diventare professionisti e che ha scoperto la gloria solo al- cuni anni dopo. Al terzo anno all’Università Meiji (facoltà poli- tico-economica), l’Fc Tokyo gli propone di fare il calciatore a tempo pieno. Lui si conquista prima l’Olimpica per Pechino 2008, poi la nazionale. Ma so- prattutto la stima di quell’esper- to di Giappone che è Massimo Ficcadenti, che lo vede all’opera una ventina di volte e poi se lo porta a Cesena. Da lì il sogno Inter.
Com’è lontana l’Italia Realtà che per una settimana gli sembre- ranno lontanissime. Perché se qui a Osaka — a 560 chilometri dal caos delle centrali — l’effet- to della tragedia lo si avverte più che altro per l’aeroporto pre- so d’assalto e il mercato immobi-
liare rincarato del 40%, Yuto scopre che og- gi sono state rile- vate tracce di ra- dioattività nel- le acque fuori Fukushima. E sa bene che Tokyo è semi abbandonata, tranne la zona nord dove si so- no accampati gli sfollati del terremo- to-tsunami. Che le cor- renti soffiano verso sud e non al- lontanano del tutto la nube tossi- ca. Yuto sa di poter fare poco, ma dà il suo contributo. Sicuro che prima o poi il vento, come successo per la sua carriera, girerà.

Forza Yutooo...