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Chivu: la dignità di un uomo colpevole...

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Messaggio Da NEROAZZURRO_09 Sab Feb 05, 2011 7:46 am

Quello che è successo a Bari giovedì all'undecimo minuto della ripresa ha poco a che fare con lo sport, quasi nulla, come questo editoriale del resto. Chivu colpisce violentemente e in maniera proditoria il giocatore del Bari Marco Rossi con un pugno in pieno viso a palla lontana. L'arbitro Romeo non vede, il guardalinee Comito nemmeno. Prova televisiva. Com'è giusto che sia.
Dopo la partita però accade una cosa insolita per il mondo del calcio, Chivu davanti ai microfoni chiede scusa in diretta tv a Marco Rossi con quel "briciolo di dignità che gli è rimasta", si auto attribuisce la patente di "uomo di merda" e in lacrime domanda perdono anche alle sue figlie.
Non credo siano meritevoli di commento coloro che stamani hanno parlato di "coccodrillo Chivu", "manfrina" e idiozie simili. Con certa stampa è inutile interagire, non per carenza di vocaboli, ma per la totale inazione dell'autonomia cognitiva, cosa ben più grave. Impossibile relazionarsi con individui che, personificando l'Oracolo di Delfi, già prima che gli eventi accadano sanno già da che parte stia la verità a prescindere da quale essa sia. Meglio non ragionar di lor (grazie Alighieri, proprio il Canto giusto), e soffermarsi sulla pubblica espiazione di Chivu, ricordando che nell'ambiente calcistico in passato, in seguito a simili episodi, nessuno si è mai comportato in tal modo.
Ieri, un uomo colpevole si è messo a nudo dinanzi agli avidi occhi dello spettatore pallonaro e in lacrime ha affermato di sentirsi un uomo di merda. Quanti lo avrebbero fatto al suo posto? Vediamo... ah sì, Montero sicuramente. Ricordate il pugno a Di Biagio nel 2000 durante Inter-Juventus? Bene, dopo quell'episodio Montero affermò fieramente: «Sarei davvero curioso di vedere in televisione tutti i fatti che accadono veramente in campo». Lo so, lo so, siete curiosi di sapere anche cosa disse Big Luciano a riguardo, eccovi accontentati: «Mi devono dire dove sia l'eccezionale gravità del fallo di Montero, considerato tra l'altro che Di Biagio ha concluso la partita. È ora di finirla con questa storia. Adesso chiederemo di rivedere tutte le moviole di ogni squadra. Perché ho la sensazione che succedano anche episodi peggiori». Pianti? Professioni di "merditudine"? Ma figuriamoci. Tre giornate di squalifica.
Proviamo allora col fuoriclasse giallorosso Totti (il giocatore preferito dal sottoscritto, ndr). Tralasciando il bagnoschiuma alla saliva offerto a Poulsen, è facile rammentare il violento calcione di Totti a Balotelli l'anno scorso a Roma, nel ritorno della finale di Coppa Italia. Lacrime? Pentimenti? Manco l'ombra, anzi. Rivendicazioni di "romanità" (grazie al cielo la romanità non è certo questa), accuse a Balotelli di aver infangato una città (noi spettatori mica ce n'eravamo accorti), presunti insulti di Balotelli durante l'incontro (zero controprove. Con questo modus agendi si potrebbe giustificare anche un'esecuzione sul campo asserendo "Ma non avete visto la pistola sotto la sua maglia? Mi voleva uccidere!"). Quattro giornate di squalifica. Le scuse arrivano giorni dopo, condite però da saporite frecciate al coloured bresciano. No, neanche Totti l'ha fatto.
Persino Eto'o, dopo la brutta zuccata al costato di Cesar qualche mese fa, non chiese subito scusa. Lo fece solo alcuni giorni dopo. 3 turni di squalifica.
Chivu è stato fermato per 4 turni, forse anche pochi. Ma ciò che emerge da questo episodio è che, probabilmente, quello che rimarrà nella mente degli sportivi non sarà solo il pugno, ma anche e soprattutto il pentimento della persona, talmente vero ed empatico da far passare quasi in secondo piano un gesto tanto spregevole quanto deprecabile. Nel grande varietà del pallone, infarcito di marionette finte come i carri armati del Risiko e sensibili come l'iridio, finalmente abbiamo visto un uomo che ha convertito le proprie debolezze in virtù. Grazie Cristian. Per coloro che vedono tutto ciò come una fiction, la risposta è talmente ovvia quanto inesorabile, si dileggia ciò che non si è in grado di comprendere: la dignità di un uomo.

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