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INTERVISTA INTEGRALE A MORATTI: "LEONARDO LO VOLEVO GIA' DA GIUGNO

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Messaggio Da ModCuoreInter Dom Gen 02, 2011 12:04 pm

La Gazzetta dello Sport, riporta stamane una lunga intervista a Massimo Moratti che parla di Inter, Leonardo, Benitez e della stagione passata.

Ecco le sue dichiarazioni:

Presidente Moratti, la sua sensazione di oggi?

«La sensazione della realtà, di quello che dobbiamo fare adesso: in campionato e Champions League. Il Mondiale per club riempie il cuore agli interisti, ora abbiamo il dovere di continuare con l’entusiasmo dato da quella coppa che festeggeremo con i tifosi e dal fatto che in società ci sono molte persone giovani. Pur restando con i piedi per terra, ci siamo fatti prendere— ed è bellissimo— dal piacere della novità per una persona che stimiamo: ora questa fiducia rinata deve essere verificata, non per cinismo, ma perché il calcio è questo».

Moratti affascinato da Leonardo: tutto nasce?

«Da sempre, nei nostri dialoghi ho riscontrato una sensibilità molto vicina. Ma le racconto questa: mi pare fosse un derby, si cominciava a parlare di Leonardo come allenatore del Milan, lui passa davanti al nostro spogliatoio e davanti a tutti, anche ai suoi, mi fa: "Sa, pare che vogliano farmi fare l’allenatore, mavolevo chiedere a lei, perché non so...". Lo trovai non solo coraggioso, ma anche una prova di intelligenza, di trasparenza e maturità. Gli dissi: "Ma no, sei un dirigente così capace, maperché devi andare a rischiare?"».

Magari inconsciamente lo vedeva già allenatore interista?

«No, lo pensavo davvero pronto come dirigente di successo, con una strada scritta. Però sapevo che sarebbe stato bravo anche come allenatore e magari la mia era quasi una forma di protezione. Ma sì, forse non ha torto: mi dispiaceva che lo facesse per il Milan».

E aveva pensato a lui già a giugno, per il dopo Mourinho?

«Sì, ci avevo pensato, ma mi sembrava stonato chiederglielo perché lui aveva detto che voleva prendersi una pausa. Però pensavo fosse il successore più naturale di Mourinho: trovavo che avesse le spalle forti per sostenere un peso così. Quando abbiamo scelto Benitez, ci sembrava avere l’esperienza necessaria per reggere una situazione di questo genere, ma poi ognuno la regge come può».

E’ stato facile convincere Leonardo?

«Ci siamo trovati in fretta, pur con i dubbi che poteva avere lui. Tranne uno: non si è sentito traditore perché non lo è, in assoluto. Ha affrontato la cosa per il piacere di fare un mestiere in un certo momento e, lo dico anche per le persone del Milan, nei confronti del suo passato si è sempre espresso in modo molto, ma molto, positivo». Quanto ha pesato la squadra nel farle capire che serviva cambiare? «Consideravo sbagliato chiedere un segnale ai giocatori, perché avrei messo Benitez nei guai. Anzi, anche l’ultimo giorno, prima del Mondiale, ho sempre fatto in modo che la squadra si sentisse con l’allenatore e non l’ho mai coinvolta in questa scelta».

Il gol di Leonardo il giorno della presentazione? «Mi ha colpito e divertito molto come ha parlato di Mourinho. Saper guardare in quel modo al passato non voleva dire soffrirlo, ma anzi cancellarne il peso. E, così, essere libero di guardare già avanti». C’è una cosa che rivede di Mourinho in Leonardo? «L’impatto immediato con la realtà, in termini di lavoro: ho visto la stessa attenzione per i particolari, che è sia entusiasmo sia senso del dovere». Eun giorno loro due insieme, all’Inter? «Io credo che Mourinho abbia in mente anche un’ipotesi di ritorno all’Inter — così come l’aveva per il Chelsea— più che altro affettiva. Ma ritengo anche che abbia bisogno della sua storia, che alla sua età non è fatta di ritorni, ma di una crescita costante. Anche un ritorno può essere una crescita, manon credo ci pensi in questo momento, così come adesso non ci pensiamo noi». Cosa pensò quando le dissero che Benitez aveva chiesto di far togliere una foto di Mourinho dai muri della Pinetina? «Ma guardi che siamo stati noi a toglierla: fu una nostra attenzione per non farlo scontrare con il passato, perché ecco, lui il passato lo vedeva un po’ come scontro. Cosa che non può succedere adesso, per come l’ha impostata Leonardo». Maa leiha dato più fastidio questo «complesso di Mourinho» o quell’insistenza nel parlare dei rinforzi mai arrivati? «La cosa di Mourinho è una debolezza umana consentita che lo rendeva anche simpatico: si capiva che gli pesava un po’. Non era invece in linea con la strategia di sostegno alla squadra - e glielo spiegavo - dire che i giocatori erano spremuti e che c’era bisogno di rinforzi». Maglieli avevapromessi davvero, comelui continuava a sostenere? «Anche a Benitez, come a Leonardo, era stato fatto un discorso chiaro, anche perché bastava guardare il bilancio dell’Inter: e siccome si presentava pure come manager di società, oltre che allenatore, pensavo fosse ovvio che capisse. Io non gli ho mai detto "Assolutamente no": dicevo "Valuteremo", ma mai "Sicuramente sì". E ribadisco: continuo ad avere grandissima fiducia in questi giocatori, lo stesso Ranocchia dovrà faticare per farsi spazio. Insomma, non vedo l’esigenza di prendere un supercampione: forse tra qualche tempo, ma non ora». Anche perché spera di aver messo un freno al «record del mondo degli infortuni»? «All’inizio pensavo: bisogna lasciare la libertà a chi è appena arrivato di esprimersi. Però poi è stata una cosa continua, quasi uno scontro di mentalità che non consentiva di lavorare serenamente». Senza quelle frasi di Abu Dhabi, oggi Benitez sarebbe ancora l’allenatore dell’Inter? «Forse avrei avuto più pazienza, magari per umana riconoscenza per unrisultato del genere. Ma questa riconoscenza era più mia che sua: diciamo che Benitez parlando così ha fatto un po’ una scelta». Spalletti è mai stato un’idea, un progetto? «Non ho mai cercato Spalletti. L’ho sempre apprezzato, ma non sarei mai andato a disturbare un allenatore di un’altra squadra e una dirigenza che stimo. E poi pensavo più a qualcosa di nuovo: magari con un rischio maggiore, senza il quale però non c’è evoluzione». E ha pensato anche a Zenga? «Con Zenga c’è una forma di protezione da parte mia: è una bandiera, è l’Inter al 100%. Se scegli Zenga, lui deve essere al massimo della sua esperienza e pronto a restare per tanti anni: per il suo carattere poteva andar bene, da parte mia sarebbe stata una soluzione di comodo». Estate 2009: allora le sarebbe sembrato più impossibile Ibrahimovic al Milan o Leonardo all’Inter? «Ibra al Milan: pensavo che al Barcellona potesse avere più successo. E mi dispiace che sia andata così, anche per lui... (ride ndr) ». Balotelli, la sua voglia di Milan, e quella clausola per la quale l’Inter ha diritto di parola prima di qualunque cessione... «Mai avuto il complesso del tradimento. Per me valgono sempre libertà e volontà del giocatore: rispetteremmo la sua scelta. Sono convinto che lui abbia bisogno di farsi una bella esperienza dov’è: non gli farà male, se avrà pazienza. Ma ecco, mi sa che lui questa pazienza non ce l’ha». Su Kakà sottoscrive le parole di Leonardo? «Kakà è un ragazzo simile a Leo: è come un amico dei figli, pulito, trasparente, oltre che un campione. Ma credo che lui ora voglia esprimersi al meglio al Real, come Mourinho: certo, so che Leonardo lo stima molto e me l’ha detto subito». Lei crede allo scudetto quanto Leonardo? «E’ alla nostra portata, ma ci sarà molto da remare: dobbiamo fare tutti i punti necessari e sperare che le altre perdano colpi». Ungiocatore su cui scommettere per i prossimi sei mesi? «Dire Zanetti è scontato, però anche il più vicino al vero. Ma penso anche che Milito tornerà ad esprimersi sui suoi livelli». Il momento più bello del 2010? «Madrid voleva dire Abu Dhabi, quindi Madrid». Il più brutto? «L’infortunio di Samuel: l’ho visto come un cattivissimo segno e mi è dispiaciuto da pazzi per lui». Il gol più bello del 2010? «La rete di Eto’o a Cagliari: di una precisione fantastica. Ma il suo gol più bello è lo spirito che dà alla squadra: prima, durante e dopo ogni partita, soprattutto le finali, è un condottiero». L’interista dell’anno? «Milito: due gol in una finale di Champions non sono da tutti. E poi Sneijder era da Pallone d’oro. Lo vincerà Iniesta? Beh, Sneijder è stato il nostro Iniesta per come ha cambiato il gioco dell’Inter». Dopo questo 2010 incredibile, oggi, all’alba del 2011, lei si sente un po’ più vicino a suo padre? «Mi sono sempre sentito vicino a papà, ma il calcio è così una scommessa anche se cerchi sempre di fare del tuo meglio. Una cosa di cui sono orgogliosissimo è che la famiglia Moratti sia riuscita a distanza di tanto tempo a portare a casa tante coppe: è un destino che trovo sinceramente commovente».
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Messaggio Da Matfree Dom Gen 02, 2011 2:52 pm

Grazie grande Presidente!
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