CONDANNATI I PRIMI ULTRA' SERBI, GIA' SCAGIONATI! E INTANTO IL VICEPREMIER SERBO CI CRITICA LA POLIZIA!

Hanno patteggiato uno un anno di condanna, l'altro sei mesi, i primi due tifosi serbi processati per direttissima. Si tratta di Milos Petrovic, fermato in via Colombo per una rapina impropria in un negozio di scarpe da ginnastica da cui è fuggito spintonando una guardia, e di Nicola Arsic (condannato a sei mesi), accusato di resistenza a pubblico ufficiale e fermato prima della partita. Arsic, bloccato in via Moresco, ha cercato di staccarsi dal corteo diretto verso lo stadio e controllato dalle forze dell'ordine, e ha partecipato a una sassaiola contro i carabinieri, cercando di colpirli con una spranga di ferro. "Sono stato obbligato dalle persone con cui mi trovavo", si è scusato Arsic, che è comunque stato immediatamente scarcerato dopo la condanna. Tre mesi di reclusione con la condizionale per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale invece per il tifoso genoano arrestato. M.N., queste le iniziali del tifoso dicionttenne, incensurato, è stato fermato dai carabinieri nei pressi dello stadio prima della partita, ha cercato di divincolarsi e ha spintonato i militari.


Il ministro dell'Interno serbo, Ivica Dacic, ha detto che i preparativi per la partita Serbia-Italia di Genova non stati fatti bene. Dacic ha osservato che l'intervento degli agenti italiani avrebbe potuto essere molto più efficace. "Era impossibile impedire l'arrivo dei tifosi serbi", ha sottolineato il capo della polizia Antonio Manganelli. "L'abolizione dei visti dalla Serbia rende impossibile il controllo alla frontiera", ha aggiunto.
Ultrà, Serbia critica la polizia

Il capo della polizia ha anche aggiunto che "non ci sono state specifiche indicazioni sui movimenti dei tifosi da parte delle Autorità serbe che potessero consentire l'adozione di particolari misure di prevenzione". Manganelli durante la sua relazione al ministro Maroni, sugli episodi di violenza, ha aggiunto che "è emerso che solo il comportamento responsabile delle forze dell'ordine ha evitato incidenti ancora più gravi".

Il ministro degli Interni serbo di contro ha contestato all'Italia che "non si doveva permettere l'ingresso allo stadio a tifosi in possesso di oggetti vari, cosa questa che a Belgrado non sarebbe mai avvenuta". Alla domanda se la polizia serba adotterà qualche misura contro gli arrestati a Genova, Dacic ha spiegato che bisognerà aspettare per "vedere come tale vicenda si concluderà in Italia, e per quali reati i responsabili saranno processati".

"Successivamente vedremo se ci saranno i presupposti legali per processarli in Serbia", ha detto il ministro, aggiungendo che la polizia ha l'elenco di tutti coloro che hanno acquistato il biglietto allo stadio. "In futuro - ha concluso Dacic - bisognerà preparare con più attenzione incontri di calcio di questo tipo. Tali gruppi violenti - ha osservato ancora il ministro degli Interni - vengono usati per diversi obiettivi sia interni ai club, sia di interessi mafiosi e politici".