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STANKOVIC:"TRA MOU E RAFA? SONO PROPRIO DIVERSI NEL MODO DI VEDERE IL CALCIO"

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Messaggio Da ModCuoreInter Sab Set 18, 2010 10:27 am

STANKOVIC:"TRA MOU E RAFA? SONO PROPRIO DIVERSI NEL MODO DI VEDERE IL CALCIO" Deky11

"Figliolo, non vai bene per noi. Puoi provare, se vuoi, per qualche altra squadra minore". Era il 1988 e Dejan Stankovic aveva 10 anni. Con queste parole venne scartato a un provino con lo Zemun, una squadra dell'omonimo quartiere di Belgrado. Quel bambino, sei anni dopo, avrebbe esordito in prima squadra con la Stella Rossa; a 18 ne era diventato il capitano e a 19 era già in Italia, acquistato dalla Lazio di Cragnotti per 24 miliardi di lire. Il centrocampista dell'Inter si racconta in un'autobiografia pubblicata qualche giorno fa. Una vita contraddistinta da un motto: "Rispetto per tutti, paura di nessuno".

Stankovic, che cosa ha scelto di raccontare in questo libro?
"Un po' di tutto: da quando ero bambino a Belgrado, agli esordi nel calcio che conta. Ma non solo: parlo anche della famiglia e delle vicende accadute negli anni '90 alla ex Jugoslavia. E poi la mia carriera, i miei allenatori, i miei compagni di squadra. Fino alla fine, fino al massimo".

Per "massimo" intende la conquista Champions League?
"La notte del 22 maggio, a Madrid, è la cosa più bella che mi sia capitata in tutta la carriera. Sentivo i racconti di chi già l'aveva vinta, e sognavo di potercela fare anch'io. Vincere quella coppa è stata un'emozione unica".

Mentre scriveva la sua biografia, cosa lo ha emozionato di più?
"Quando parlavo di mia moglie Ana, mentre spiegavo come ci siamo conosciuti. Lei è la sorella di un mio ex compagno di squadra dei tempi della Stella Rossa. Quando l'ho guardata negli occhi per la prima volta, mi sono subito innamorato. Avevo 19 anni: con lei poi mi sono sposato e ho avuto 3 figli".

Come ha vissuto gli anni della guerra?
"Nel 1999, durante i bombardamenti su Belgrado, io ero alla Lazio, però là c'era tutta la mia famiglia. E' stato un periodo complicato: non è facile essere lontano dai tuoi cari durante momenti del genere".

Come titolo della sua autobiografia ha scelto "Fortissimamente io". C'è un motivo particolare?
"Ho scelto questo titolo perché parlo di me, racconto di me. Sono io, tra alti e bassi. Poi, in realtà, ci sarebbe anche un gioco di parole: la parte centrale del mio nome, Dejan, è formata da 'ja'. E 'Ja', in serbo, significa 'io'".

Torniamo alla sua carriera. Qual è la partita e il gol che non dimenticherà mai?
"Stella Rossa-Kaiserslautern, ritorno dei sedicesimi di finale di coppa delle Coppe, anno 1996. All'andata, in Germania, finisce 1-0 per i tedeschi. A Belgrado segno il gol che porta la partita ai tempi supplementari, dove realizzo il 2-0 decisivo. La partita termina poi 4-0 e noi passiamo il turno. Avevo 18 anni, fu un momento incredibile".

Chi è il compagno di squadra con cui ha legato di più?
"Marko Pantelic (attaccante dell'Olympiacos, ndr), con cui sono cresciuto, e Sinisa Mihajlovic, che è stato padrino al battesimo di uno dei miei figli. Nell'Inter, invece, ho un ottimo rapporto con tutti. Con Materazzi, Chivu e Pandev c'è però qualcosa di ancora più speciale".

A proposito di Inter: il passato e il presente, ovvero Mourinho e Benitez, vengono costantemente paragonati tra loro. Quali differenze ci sono tra i due?
"Una delle diversità, ad esempio, è il modo di impostare la preparazione estiva. In generale, però, sono proprio diversi nel modo di vedere il calcio".

L'11 settembre ha compiuto 32 anni. Tra qualche stagione pensa di tornare alla Stella Rossa per concludere la sua carriera?
"No, non credo che succederà perché non posso essere egoista. Devo pensare alla mia famiglia e ai miei figli, che sono cresciuti in Italia e stanno bene qui".

Il suo contratto scade nel 2014. Lei e l'Inter avete già pensato di rinnovare?
"No, perché penso che smetterò di giocare tra tre o quattro anni, non di più. Vorrei chiudere la carriera nel 2014, con la maglia dell'Inter".

Quando smetterà di essere un calciatore, comincerà a fare l'allenatore?
"No, non mi vedo in panchina e nemmeno in giacca e cravatta a ricoprire un ruolo dirigenziale. Piuttosto, mi piacerebbe molto lavorare nei settori giovanili insieme ai bambini".
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